19.12.06

Gesti

Molte volte mi sono chiesto se sia giusto mostrarsi alle persone che mi stanno accanto come un uomo di poche parole e leggermente cinico. Come un burbero signore dal cuore duro e insofferente ad ogni più piccolo cedimento verso la dolcezza. Come uno di quei vecchi signori dell’inizio del secolo scorso, che fiammeggiavano da vecchie fotografie in bianco e nero ricoperte dalla patina del tempo, con le mani nodose strette sulle spalle di piccoli bambini impauriti dalla presenza ingombrante alle loro spalle.
Molte volte mi sono chiesto se è veramente questo il ruolo che la vita mi ha riservato, quello del colpevole degli errori di tutti, o del solitario che merita il rispetto con gli occhi bassi.
Molte volte, forse troppe.
Ed ogni volta a ripetere a me stesso che non è così che io mi sento, che ogni impercettibile battito del mio cuore è fatto di dubbio e di paura, di indecisione e di voglia di fuggire lontano, di lacrime represse e di voglia di abbandonarsi una volta fra braccia che finalmente mi proteggano dal mondo e da me stesso.
Perché io so come può essere doloroso uno sguardo fatto di pietà, fastidiosa l’invidia mista al timore di smuovere i propri sensi di colpa, l’indolenza che rimanda a colpe non sue per la propria decisione rimandata.
Conosco le parole di chi vuol salvarsi l’anima a spese dell’infelicità altrui, riconosco il vuoto dentro le persone dai loro occhi quando guardano la mia ombra, sopporto la punizione di dover fingere rispetto per necessità, mentre l’ira e l’orgoglio affondano i loro artigli nella mia anima che si ribella.
Una volta avevo giorni colmi d’amore da regalare al mondo e, attendendone il ritorno, ricoprivo le imperfezioni che mi rivestivano con un velo di fiducia protettiva.
Oggi la stanchezza spegne i desideri e ferma le parole, mentre la memoria e lo specchio lasciano uscire solo note di silenzio.
Ciò che solo appare plausibile è ormai nascondere le ragioni, chiudendo le porte ai gesti che potrebbero ridare un senso alla nostra immagine.
Perché semplicemente non c’è più forza sufficiente per sopportare che nessuno possa capire dal battito delle nostre ciglia quello che veramente vorremmo dalla vita.
Un giorno, semplicemente, l’intervallo fra due istanti sarà più lungo del precedente.
Allora, con discrezione e dignità il ricordo prenderà anche per me il posto della difficoltà.