31.1.07


Arlecchino

Ci sentiamo, almeno ogni tanto, come se avessimo passato una intera vita a cucire i brandelli dei giorni con il filo della nostra vergogna. Quella di non riuscire a chiedere che qualcuno ci asciughi una lacrima che scorre lenta prima di evaporare nell’indifferenza, di non avere la forza di resistere al passato che minaccia di rotolarci addosso, di non guardare, solo per viltà vestita di prudenza, al di là del velo dell’indecisione, di non riconoscere ancora una volta che non può esserci dato di conoscere in anticipo una qualsiasi meta.
Un tuffo al cuore accompagna lo sguardo che vaga lungo l’orlo sfilacciato di giorni colorati di stanchezza e rimpianto.
Mentre il volto di ciò che potevamo essere si nasconde ancora per un po’ dietro una maschera fatta di gesti senza necessità.


Ogni tanto.
Poi arriva ancora mattina.