19.3.07


Rosa di Gerico

Ho sempre pensato che il passato fosse destinato ad evaporare nel ricordo fino a disperdersi nella lontananza dell’ieri. Credevo che le immagini più vicine finissero per nascondere quelle più lontane, come in un’eclissi di luna vista da una prospettiva anomala. Invece alla fine, per caso o forse per un’intuizione banale quanto efficace, ho capito che la verità sta proprio dalla parte opposta.
La memoria non dissolve ma comprime il ricordo, lo svuota del superfluo per conservarne l’essenza preziosa, nascondendo la complessità del momento in un concentrato di sensazioni sovrapposte. Un piano, forse un punto senza dimensione apparente, liofilizzato dalla distanza e dall’abitudine nuova, che minuscola, accresce la propria importanza nascondendo la nostalgia e il desiderio che apparentemente si allontana.
Del resto se così non fosse, come spiegare l’onda che ci assale dopo anni di silenzio, ricoprendo il presente con la liquida nostalgia di ciò che riemerge nello splendore dei giorni che tornano?
Come giustificare il permanere, nascosto ma ancora attuale, di ogni secondo di vita, storia che riemerge al cuore prima ancora che alla mente, col flusso incessante della propria marea di immagini e sentimenti?
Se il passato se ne stesse davvero andando via, nulla potrebbe invertirne il cammino verso l’annullamento.
Invece a volte tutto riemerge, rinasce e rivive, forse rimuore.
Come una misteriosa Rosa di Gerico estratta dal buio di un nascondiglio, riaperto per caso, per scelta o anche solo per necessità, grazie ad una goccia di nostalgia.