5.10.08

Troppo, poco.

Ogni giorno aprigli occhi e mi ascolto.
A volte, capita ormai di rado, sento musica che accarezza il mio cuore.
Altre è il rumore del tempo che disturba il lento riprendere del corpo, sempre troppo stanco. Troppo più stanco.
Quasi sempre è però il silenzio a trafiggere il pensiero che avvolge il sentirsi, qui ed ora.
Un silenzioso morire della speranza, una silenziosa mano che stringe il respiro del cuore che batte ormai frettoloso. Troppo più frettoloso.
L’intervallo sospeso tra due vuoti non riesce a fermare il proprio tentativo di fermare l’angoscia del domani atteso. Troppo atteso.
Cade, come una vecchia foglia bucherellata dai fastidiosi insetti dal viso mascherato di illusioni.
Troppo bucherellato.
E quasi insopportabile.