4.11.06


Bleah!

Chissà se si può dire ancora che noi siamo anche ciò che ascoltiamo.
Certo è che la musica accompagna spesso i momenti più importanti della nostra vita, e i ricordi hanno sempre una colonna sonora indimenticabile ad impreziosirli.
Dalla ninna nanna di chi ci ha messo al mondo, al requiem che ci riporta alla terra, le parole sono in fondo solo segni su un pentagramma scritto dal Tempo.
Forse è per questo che ci si affeziona così tanto a certe canzoni, tanto che anche solo il nome di un artista riesce ad evocare spesso ricordi ingioiellati e un po’ malinconici.
Però a volte le cose non possono ritornare semplicemente perché noi lo vorremmo.
Il passato spesso è sepolto dal futuro che lo segue, e cercare di riportarlo alla luce non fa che comprometterne la bellezza sopravvissuta nella memoria.

Tutto il pistolotto qui sopra per consigliarvi, pregarvi addirittura, di lasciar perdere l’idea di dedicare anche una briciola del vostro tempo e del vostro denaro all’ultimo disco di una band di zombie dal nome tristemente evocativo, buona ormai solo per accompagnare i titoli di coda di qualche truculento telefilm.

Meglio limitarsi a rimirare di tanto in tanto l’immagine di un gruppo di sbarbati dal lungo capello intenti a sbirciare la loro gioventù in un boccale di Spaten, ascoltando “Baba O’ Reilly” a tutto volume.