2.12.07

f(T)

Il problema è solo quello del momento in cui.
Sto parlando di morte, però solo in modo lieve. O almeno non piagnucolando, non per ora almeno.
Voglio dire: non è mica vero che se c’è la morte, noi non ci siamo più per cui tanto vale non preoccuparsi. Questo in effetti è vero, ma non è che per forza deve sempre esserci una corrispondenza biunivoca. Se non c’è la morte cioè non è mica detto che si possa far finta di ignorarla. Il fatto è che si muore un pezzo alla volta, mica tutti interi nello stesso istante. E’ solo questione di rapporto tra ciò che ancora è vivo e ciò che è già morto; oltre un certo K, che dipende dal Tempo in ultima analisi, non vale semplicemente più la pena, così tanto vale smettere di mangiare aria.
Ieri sera, per esempio, mi è sembrato che il mio gomito stesse tirando le cuoia: stavo bevendo un goccio di vino, tanto per scacciare la noia di trovarmi in mezzo a gente piena di “ti ricordi?” che fingeva di avere ancora da dire qualcosa nella mia vita. E io nella loro certamente, ma almeno non mi facevo tante illusioni: fingevo e punto, sbirciando ogni tanto il giro delle lancette.
Insomma, a un certo punto ho capito che la prossima volta sarebbe stato meglio andare ad acqua minerale, visto che non era più la testa a girare ma le palpebre a diventare pesanti; e i gomiti a diventare rigidi. Come se per loro si fosse già alla fine della corsa.
Ecco, bisognerebbe riuscire ad abituarsi per tempo all’idea, così almeno non ci si troverebbe del tutto impreparati quando il proprio K arrivasse a suonare il campanello. Solo che mi piacerebbe anche non cominciare a preoccuparmi troppo presto in tal senso; perché si può pure morire senza correre troppo, un pezzettino alla volta, senza fretta e soprattutto senza rimpianti.
E invece se si continua con questo ritmo, non riuscirò a riempire del tutto i buchi che sto mi sto scoprendo addosso.
Mi mancan già tre ossa, e i muscoli del diaframma battono in testa, come se stessero preparando i bagagli. Forse è un’intimità che sta arrivando all’esaurimento naturale.
La solita f(T) = K insomma, con T che tende inesorabile a zero.