15.10.11




Seven years

Avevo un amore, grande come un mondo, caldo come una giornata senza vento, quando il sole illumina la terra ed i colori abbagliano il cuore con la forza di un pugno allo stomaco. Non so il perché, né tanto meno il come; ricordo solo il quando. C’era buio fuori, come solo le notti calde di un’estate precoce sanno essere. Era sabato ricordo, solitario e senza sbocco come tanti altri. Ho ascoltato un suono lontano, uguale a quello che mi arrivava dal cuore, e mi è sembrato che parlasse solo per me. Mesi si sono legati a mesi, anni ad anni, senza che riuscissi a cantarla quella melodia lontana. La voce era mascherata dal timore, la speranza rimandava le parole, la mano scriveva frasi che nascondevano frasi, senza che il muro rivelasse un varco in cui attraversare il fiume.
E’ stato per stanchezza, o disperazione chissà; è bastata un’unica, inutile parola per cancellare un sogno tormentato e fasullo.
Poi la frana del dolore ha trascinato a valle ogni illusione di luce, ferendo il cuore con spine di fatica. E’ orribile camminare nella sera dei propri sentimenti defraudati. Fa male la follia dell’impossibile che si disvela nei silenzi.
Ho pianto, dentro e fuori; lacrime di amarezza e di rabbia. Per non aver capito che la gioia non è per chi la rincorre, che le parole dette per convenienza tranciano le vene dell’anima come cocci affilati dalla menzogna. E che se nasci morto nessuno ti potrà mai resuscitare.
Avevo un Amore, che mi ha rubato una vita. Troppo per poterne fare a meno senza rimpianto. Ma troppo, davvero troppo poco per continuare ad inseguire il vuoto.